
Di botto un quadro astratto si allargò sul monitor.
Accadde alle undici di mattina di lunedì 23 ottobre 2023. In quel momento Cosimo, il giovane tecnico di radiologia dello studio C.O.R., stava placidamente seduto alla consolle della Risonanza Magnetica con in corso un esame del ginocchio. Aveva la schiena rilassata e aderente alla poltrona, le gambe rilasciate e i gomiti appoggiati sul tavolo di comando, in modalità attiva, ma tarata al minimo.
Tutto sommato era soddisfatto, anche se un ginocchio era gonfio e i muscoli a pezzi. Però aveva vinto segnando, da esterno, ben 15 punti di cui tre da tre e la sua squadra di basket era risalita al quinto posto nel campionato toscano.
Così, in quel momento stanco e sereno, stava scrollando il mouse per verificare le ricostruzioni delle sequenze in corso, senza la minima previsione di quello che stava per succedere, quando, sul monitor: paff. Gli scoppiò davanti una curiosa immagine geometrica in b/n.
Dapprima vide solo un puntino nel centro dello schermo, come se ci fosse un moscerino o si fosse rotto un pixel ma, dopo un secondo, grande come un francobollo e, infine, esplosa su tutto il monitor per qualche minuto, come un fuoco d’artificio nel buio della notte.
Non era che l’inizio; da quel lunedì, ogni giorno tranne il sabato, l’immagine era comparsa alle undici con una precisione al minuto.
“Bella, anzi bellissima” Disse l’amministratrice giovedì mattina, quando, per caso o per sesto senso, alle undici arrivò alle spalle di Cosimo che, seduto lì, era preso nel vano intento di eliminare quella strana roba davanti.
“Che ci fa qui un quadro di Kandinsky? Gli chiese lei con voce curiosa. Mentre Cosimo, preso di sorpresa, aveva inarcato le sopracciglia verso la fronte imperlata di sudore, con la mano che smanettava sul mouse, cliccando qua e là per eliminarla. “Fantasmi” Aveva borbottato fra sé e sé. “Non posso credere che siano ancora i fantasmi a rompere”.
“Vedo che anche a te piacciono i quadri astratti di Kandinsky, vero? Quando l’hai copiata lì?” Aggiunse lei.
Per fortuna che Cosimo le volgeva le spalle, altrimenti l’amministratrice gli avrebbe visto sbarrare gli occhi e sollevare le sopracciglia con una imprecazione tra i denti, a mala pena soffocata, avendo sentito parlare di Kandinsky solo nell’ora di storia dell’arte del liceo.
“Bravo. Vedi”, continuò il boss avvicinandosi al monitor con l’indice allungato. “Vedi anche te l’armonia delle linee in questo astratto geometrico del pittore russo E bla, bla, bla”
Dopo aver contato fino a dieci, asciugato la fronte con un pezzo di scottex e decontratto la mano destra stretta sul mouse, Cosimo le aveva risposto con franchezza, dicendo che lui non ne sapeva nulla della pittura astratta, comunque disturbante non poco lo svolgimento dell’esame che si allungava, mentre il paziente sdraiato sul lettino non vedeva l’ora di andarsene da quel posto scomodo, costrittivo e rumoroso.
“Per favore non ci si metta anche lei dottoressa, proprio ora che non ci capisco nulla e non riesco a eliminarla dal monitor.”
Pensando all’ignoranza dei giovani d’oggi, l’amministratrice voltò i tacchi per andare in reception, attratta dalla voce imperiosa di un paziente. Così Cosimo tirò dapprima un respiro di sollievo e poi prese a imprecare con tutti, specie coi tecnici della manutenzione esterna, che non si erano ancora fatti sentire, nonostante fossero stati avvisati già da due giorni. Voleva avere una risposta scientifica riguardo a quell’immagine mai vista prima, né mai segnalata dalla letteratura come artefatto.
Arrivarono le undici di venerdì 27 ottobre, con Cosimo pronto già da un quarto d’ora alla consolle della RM. Era preparato all’evento, coi nervi tirati come un atleta sui blocchi di partenza, pronto per scattare sul colpo di pistola. Di più, per anticipare il bang, come uno sprinter eccezionale, sperava di carpire anche il tocco dell’indice sul grilletto o la sua più piccola mossa. Così stava seduto in punta di poltrona, con gli occhi fissi sul monitor e la penna tra le dita della mano destra per segnare sul foglio A4 davanti a lui, quando sarebbe comparso Kandinsky, se qualche evento saliente lo avesse accompagnato e quando e come se ne sarebbe andato.
Ecco che, alle 11 in punto, anche quella mattina, paff: Kandinsky b/n. Per Cosimo, partenza della gara della staffetta 4x400, con la penna come testimone e coi 1600 metri di fronte. Però tutti da solo, senza gli altri tre soliti compagni di ogni staffetta.
La biro del venerdì scrisse:
Esame in corso: RM lombare.
Sequenza in acquisizione: 3D.
Sequenza in ricostruzione: T2.
Interno stanza: nulla da segnalare. Tutto come al solito con musichetta e cronoterapia rilassante.
Esterno stanza: IDEM, nulla da segnalare d nuovo. Fuori solita fila di auto in strada e tanto chiasso.
Inizio artefatto: ore 11.
Fine artefatto: ore 11:13.
Nella pausa pranzo, tra un boccone e l’altro, trascrisse i risultati di venerdì su una tabella elettronica, insieme ai dati dei giorni precedenti da quando era comparso Kandinsky. Dati recuperati dalla memoria degli errori elettronici salvati dal PC e dai suoi ricordi.
“Bene. Ora posso già arrivare a qualche considerazione, biascicò soddisfatto dopo aver compilato la tabella da lunedì a venerdì. Tuttavia nel pomeriggio gli entrò lo sconforto. Infatti, nella mezz’ora a disposizione, l’analisi dei risultati non aveva evidenziato alcunché di significativo, benché non ricordasse con precisione se ci fossero stati eventi importanti dentro e fuori dalla stanza nei giorni precedenti venerdì, cioè prima di aver pensato alla tabella degli appunti.
Alle 15, ecco la telefonata dei tecnici della ditta di manutenzione:
Cosimo, per favore, attiva il collegamento remoto che ci connettiamo e scarichiamo gli errori. Ah, invia le immagini alla ditta costruttrice. Vogliono vedere anche loro il Kandinsky in b/n.”
Non avendo alcuna ipotesi da formulare sulla causa e sulla durata dell’artefatto, con voce incerta, il tecnico al di là del filo avrebbe voluto riattaccare. Però fu raggiunto dalle domande dell’amministratrice dal dono di comparire al momento giusto:
“ Perché, dove, come mai, quanto durerà, per finire con la domanda se anche al di là del filo, piaceva la pittura astratta e in particolare quella geometrica russa dei primi del novecento.
Dal remoto ci fu un pesante silenzio, ma ci pensò Cosimo a rompere l’indugio. Infatti si era preparato a dovere. Giovedì sera, prima di coricarsi, invece di pensare alla fidanzata o alla futura partita del suo campionato di basket, aveva perso mezz’ora sul libro di storia dell’arte del liceo e poi altrettanto in internet. Conoscere Kandinsky, di sicuro lo avrebbe visto ritornare nelle grazie del boss.
Così, quel venerdì 27, al cordless in viva voce e coi tecnici in pausa vocale dall’altra parte del filo, ne aveva approfittato e si era inserito nel discorso.
“Ecco” Aveva detto con tempismo da atleta, “noi abbiamo nominato l’immagine “Curiosità Kandinsky” perché, come sapete, l’artefatto in questione è tale e quale a un famoso quadro del pittore russo, solo che questo è in b/n, mentre l’originale è a colori.”
“…certo.“ Avevano balbettato dal remoto. “All… all… allora ci risentiamo presto.”
La telefonata fu chiusa con un nuovo appuntamento telefonico fissato per lunedì, con la sicurezza di bloccarlo qualora fosse di natura elettronica e non provocato dai fantasmi. Inoltre promisero di documentarsi sulla pittura russa dei primi del novecento.
Nel fine settimana, anche lo staff del C.O.R. si era impegnato ne confronto fra il quadro vero a colori e quello finto in b/n.
“Uguali, sono quasi uguali” Disse patrizia lunedì mattina, “nel nostro mancano i quadrati inscritti uno nell’altro, poi sono uguali. Roba da matti o da fantasmi.”
Già in tarda mattinata i tecnici telefonarono dal remoto, rimanendo anche loro impressionati dalla somiglianza dell’artefatto col quadro autentico. Anche gli ingegneri della casa produttrice erano rimasti interdetti.
“Aspettatevi una telefonata da Genova” Dissero, “anche loro non hanno mai visto immagini così e ne vorrebbero sapere di più.”
Lunedì, come ogni mattina della settimana trascorsa, alle undici:02, durante un esame della colonna lombare in piedi, paff: di nuovo Kandinsky fino alle 11:18.
L’unica nota da segnare sul foglio A4 fu il megafono dell’arrotino che si era attivato in strada una decina di minuti prima delle 11, emergendo dal chiasso della vita stradale:
“Arrotino… arrotino. Bischeri, qui si affilano coltelli, forbici e si riparano ombrelli. Spose, venite da me in via Minima. Oggi ci penso io a voi.”
Martedì 31 Ottobre, ultimo del mese e con la città tra maghi e streghe per Halloween, accadde di nuovo. dopo il megafono, facendo attenzione Cosimo sentì un misero scatenaccìo e, avvicinatosi alla finestra, vide passare davanti a lui un’Ape traballante, che, approfittando dello slargo stradale, si era poi fermata all’incrocio con via Minima. Con due balzi Cosimo si precipitò fuori e, in doppia fila, proprio davanti all’ingresso della struttura sanitaria, un omone barbuto in tuta blu aveva aperto lo sportello dell’Ape. Poi si era spostato sul retro, per alzare il bandone.
Col toscano ciondoloni tra le labbra, dopo aver trafficato un po’ tra coltelli, forbici, cacciaviti e stecche di ferro più o meno lunghe e con la mano annerita aver ciondolato il toscano da destra a sinistra della bocca, spinse un bottone rosso sul bordo. Allora una luce lampeggiante partì e l’omone aprì la bocca mostrando un sorriso annerito e con qualche dente mancante. Poi, non vedendosi gente attorno, riprese il megafono e con voce tanto amplificata quanto catarrosa, ribadì:
“Spose, sono pronto per voi e per farvi fare bella figura col marito e col ganzo, sperando che lo abbiate. Anche voi sposine, taglierete l’arrosto alla perfezione dopo che avrò affilato i vostri coltelli. Belle ragazze, se avete un ombrello rotto, ve lo aggiusto in due balletti. Vi aspetto in via Minima.”
Mentre Cosimo volava fuori, aveva incrociato patrizia in corridoio che, col solito presentimento, anche lei stava correndo, ma in senso opposto per recarsi alla consolle della RM.
“Sì. Eccolo lì Kandinsky.” disse Patrizia rivolgendosi alla finestra aperta in strada per farsi sentire da Cosimo.
Allora, altro che fantasmi, maghi e streghe di Halloween.” Era l’arrotino che, tra l’Ape col suo contenuto ferroso e la massa ruotante della mola, aveva generato onde di radiofrequenza, tali da superare la schermatura della gabbia RM, provocando l’artefatto.
Ecco che il boss amministratrice dal passo felpato volle dire la sua, sicura che anche Kandinsky fosse stato ispirato da un arrotino , sebbene l’Ape e la Risonanza Magnetica non fossero stata ancora inventata.
“Ma, si sa, gli artisti sono persone eccezionali e immaginano il futuro.” disse con il cipiglio della sicurezza.
Da allora un poster dell’artefatto geometrico comparve incorniciato in sala d’attesa, appeso a fianco della TV, con la didascalia, almeno quella, a colori:
“Fantasmi? No. Artefatto geometrico b/n.
Quadro astratto C.O.R. Dall’arrotino a Kandinsky
Con l’offerta gratuita di due Risonanze Magnetiche perché con una sola aveva bubato, l’arrotino dalla tuta blu, dalle mani ferrose e dal toscano ciondoloni era stato convinto a sloggiare da lì e con due ecografie, anche a allargare il giro per non passare davanti al vano della Risonanza.